Tutti i casi di sospetta esposizione alla rabbia devono essere trattati immediatamente per prevenire l’insorgenza di sintomi clinici e la morte. La profilassi post-esposizione (PEP) consiste nel trattamento delle ferite, nella somministrazione di vaccini antirabbici basati sulle raccomandazioni dell’OMS e, se indicato, nella somministrazione di immunoglobuline antirabbiche.
Il trattamento locale delle ferite
L’eliminazione del virus della rabbia nel sito dell’infezione con mezzi chimici o fisici è un efficace meccanismo di protezione. Il trattamento locale delle ferite che comportano una possibile esposizione alla rabbia è raccomandato in tutte le esposizioni.
Le procedure di pronto soccorso raccomandate comprendono un lavaggio immediato e completo e il lavaggio della ferita per un minimo di 15 minuti con acqua e sapone, detersivo, povidone iodio o altre sostanze di comprovato effetto letale sul virus della rabbia.
Se il sapone o un agente antivirale non sono disponibili, la ferita deve essere accuratamente e ampiamente lavata con acqua. Se la sutura dopo la pulizia della ferita non può essere evitata, la ferita deve prima essere infiltrata con prodotti di immunizzazione passiva della rabbia e la sutura ritardata per diverse ore.
Altri trattamenti, come la somministrazione di antibiotici e la profilassi del tetano, devono essere applicati come appropriato per altre ferite da morso.
Le raccomandazioni qui riportate sono intese come una guida generale. Si riconosce che, in determinate situazioni, possono essere giustificate modifiche delle procedure previste. Tali situazioni comprendono l’esposizione di neonati o persone con disabilità mentali e altre circostanze in cui non è possibile ottenere una storia affidabile, in particolare nelle zone in cui la rabbia è enzootica, anche se l’animale è considerato sano al momento dell’esposizione. Tali casi possono essere trattati come categoria II o III (vedi raccomandazioni di seguito).