Poiché le particelle di plastica si trovano principalmente nello strato pelagico dell’oceano, sperimentano alti livelli di fotodegradazione, che causano la rottura della plastica in pezzi sempre più piccoli. Questi pezzi alla fine diventano così piccoli che anche i microrganismi possono ingerirli e metabolizzarli, convertendo la plastica in anidride carbonica. In alcuni casi, queste microplastiche vengono assorbite direttamente nelle biomolecole di un microrganismo. Tuttavia, prima di raggiungere questo stato, qualsiasi numero di organismi potrebbe potenzialmente interagire con queste plastiche. Durante la loro spedizione nel 2016-2017, Charles Moore e Algalita hanno scoperto che oltre il 35% dei pesci lantern del sud Pacifico aveva consumato particelle di plastica. Se ingeriti dai pesci, i composti chimici presenti in queste materie plastiche non possono essere digeriti. Questo può influenzare gli esseri umani, in quanto il pesce lantern è una fonte di cibo sia per il salmone che per il tonno.
Nella loro rivista PNAS, il dottor Van Sebille e i suoi colleghi riportano dati che mostrano che nel 1960 meno del 5% degli uccelli marini ha consumato materiale di scarto, mentre ad agosto 2015 tale cifra è salita a circa il 90%. Si prevede che entro il 2050, il 99% degli uccelli marini avrà consumato tali materiali. Gli scienziati che studiano il contenuto dello stomaco dei pulcini di albatro Laysan riportano un tasso di mortalità del 40% prima di fuggire. Quando il contenuto dello stomaco è stato analizzato a seguito di necropsie, sono stati trovati per contenere rifiuti di plastica. Non solo i pellet di plastica utilizzati nella produzione in tutto il mondo assorbono sostanze chimiche tossiche come DDT e PCB dall’acqua, ma possono anche lisciviare sostanze chimiche come il bifenile. Si stima che fino a 267 specie marine siano colpite dall’inquinamento da plastica.
I ricercatori guidati dal chimico Katsuhiko Saido, laureato presso il College of Pharmacy della Nihon University in Giappone, hanno raccolto campioni di acqua di mare in tutto il mondo, anche da acque degli Stati Uniti, Giappone, India ed Europa. Tutti i campioni raccolti sono risultati contenere derivati del polistirene. Il polistirolo è una plastica che si trova nel polistirolo e in molti beni per la casa e il consumo. Gli scienziati hanno quindi simulato la decomposizione del polistirene nell’oceano aperto. I risultati di questa simulazione hanno mostrato che il polistirene, che inizia a degradarsi a temperature di 86° e superiori, si scompone in sostanze chimiche nocive, come il bisfenolo A (BPA, che può causare danni riproduttivi negli animali), il monomero di stirene (un sospetto cancerogeno) e il trimero di stirene (un sottoprodotto del polistirene).