‘Comorbilità’ è stata definita da Feinstein (1970) come “qualsiasi entità clinica distinta che ha coesistito o che può verificarsi durante il decorso clinico di un paziente che ha la malattia indice in studio” (pp. 456-7). All’interno della psichiatria, la comorbidità è comunemente usata per riferirsi alla sovrapposizione di due o più disturbi psichiatrici (Boyd, Burke, Gruenberg, et al., 1984). La comorbidità tra i disturbi da uso di sostanze e altri disturbi mentali ha guadagnato crescente importanza in psichiatria e psicologia negli ultimi decenni (Wittchen, 1996). Angold e colleghi hanno recentemente fatto una distinzione tra due tipi di comorbidità (Angold, Costello, & Erkanli, 1999). La comorbilità omotipica si riferisce alla co-comparsa di disturbi mentali all’interno di un gruppo diagnostico (Angold et al., 1999). La co-comparsa di due diversi disturbi da uso di sostanze (ad esempio cannabis e alcol) è un esempio di comorbilità omotipica. La comorbilità eterotipica si riferisce alla co-comparsa di due disturbi provenienti da diversi raggruppamenti diagnostici (Angold et al., 1999). Ciò potrebbe includere, ad esempio, la co-comparsa di un disturbo da uso di sostanze e un disturbo d’ansia.