L’agorafobia con disturbo di panico è una sindrome fobica-ansiosa in cui i pazienti evitano situazioni o luoghi in cui temono di essere imbarazzati, o di non essere in grado di fuggire o ottenere aiuto se si verifica un attacco di panico. Durante l’ultimo mezzo secolo, l’agorafobia è stata pensata come strettamente legata alla sindrome da attacco di panico ricorrente, tanto che nella maggior parte dei casi sembra essere lo sviluppo o la complicazione tipica del disturbo di panico. Nonostante l’alta prevalenza di agorafobia con disturbo di panico nei pazienti in ambienti di assistenza primaria, la condizione è spesso sotto-riconosciuta e sotto-trattata dai fornitori medici. Gli antidepressivi hanno dimostrato di essere efficaci nel prevenire gli attacchi di panico e nel migliorare l’ansia anticipatoria e il comportamento di evitamento. Questi farmaci sono anche efficaci nel trattamento della sintomatologia depressiva spesso coesistente. Tra gli agenti antidepressivi, gli SSRI sono generalmente ben tollerati ed efficaci sia per la sintomatologia ansiosa che depressiva, e questi composti dovrebbero essere considerati la prima scelta per il trattamento farmacologico a breve, medio e lungo termine dell’agorafobia con disturbo di panico. I pochi studi comparativi condotti fino ad oggi con vari SSRI non hanno riportato differenze significative in termini di efficacia; tuttavia, gli SSRI che sono meno suscettibili di produrre sintomi di astinenza dopo interruzione improvvisa devono essere considerati i trattamenti di prima scelta per la profilassi a lungo termine. La venlafaxina non è sufficientemente studiata nel trattamento a lungo termine del disturbo di panico, mentre i TCA possono essere considerati una seconda scelta di trattamento quando i pazienti non sembrano rispondere o tollerare gli SSRI. Le benzodiazepine ad alta potenza hanno dimostrato di mostrare un rapido inizio dell’effetto anti-ansia, avendo effetti benefici durante i primi giorni di trattamento e sono quindi opzioni utili per il trattamento a breve termine; tuttavia, questi farmaci non sono farmaci di prima scelta a medio e lungo termine a causa del frequente sviluppo di fenomeni di tolleranza e dipendenza. La terapia cognitivo-comportamentale è l’approccio non farmacologico meglio studiato e può essere applicata a molti pazienti, a seconda della sua disponibilità.